Lo scopo della prova era quello di verificare l’efficacia di alcuni degli ultimi farmaci acaricidi autorizzati in Italia e di metterli a confronto valutatone potenzialità, limiti di utilizzo, praticità d’uso e costi

Cirillo Liliana*, Mercatante Gaetano*, Pezzo Bruno*, Giannini Gerolamo*, Marco D’Imperio**
*Aprocal Calabria
**APAS Campania (referente scientifico)

Attività finanziata dal bando emanato dalla regione Calabria ai sensi del Reg. UE 1308/2013 -programma apistico 2017/2018 (sotto azione – b.2)

INTRODUZIONE
Lo scopo della prova era quello di verificare l’efficacia di alcuni degli ultimi farmaci acaricidi autorizzati in Italia e di metterli a confronto valutatone potenzialità, limiti di utilizzo, praticità d’uso e costi.

L’interesse di Aprocal si è concentrato sull’uso di:

  1. ApiFor 60 (principio attivo: acido formico) somministrato mediante il dosatore Aspronovar (tesi di seguito identificata come AN);
  2. Apibioxal (principio attivo: acido ossalico) somministrato mediante gocciolamento ad inizio e fine ingabbio estivo (tesi di seguito identificata come OX);
  3. Varromed (principi attivi: acido formico 5 mg + acido ossalico diidrato 44 mg) somministrato mediante gocciolati ripetuti (tesi di seguito identificata come VM).

La prova è stata strutturata nel 2018 da APROCAL con l’intento di raccogliere dati in maniera veloce, con un impiego non eccessivo di manodopera e risorse e di non essere eccessivamente invasiva per le api.

MATERIALI E METODI
L’Apiario
La prova si è svolta in un apiario in provincia di Catanzaro, ad un’altitudine di 765 m s.l.m. e lontano da fonti di pressione ambientali; dal punto di vista climatico l’apiario era posizionato, ai sensi del D.P.R. n. 412/1993, in zona E (2370 gradi giorno) ovvero in una zona fra le più calde d’Italia.

L’apiario era costituito da 36 famiglie, in arnie Dadant-Blatt, quasi tutte composte da 7 favi ben presidiati da api, di cui 5 di covata e 2 di scorte; negli ultimi mesi del 2017 le famiglie sono state sottoposte ad ingabbio invernale con Apibioxal sublimato; nella primavera del 2018 è stato eseguito un gocciolato con Apibioxal. Le regine, in parte ligustiche ed in parte buckfast, erano tutte del 2018.


Le somministrazioni dei trattamenti
Dispensatore novarese (Tesi AN)
 3 boccette con 200 mL (tot 600 mL) di soluzione di acido formico al 60% (Apifor 60); stoppino posizionato ad un’altezza di 1,5 cm (tot superficie di esposizione= 1,5x3x3=13,5 cm2); dosatore posizionato all’esterno della covata, prima dei favi di scorta.

Blocco di covata e Apibioxal (Tesi OX) Gabbia con la regina posizionata centralmente al nido; il trattamento gocciolando è stato somministrato con una siringa (circa 5 mL per interfavo = circa 35 mL a famiglia).

VarroMed (Tesi VM) Sono stati eseguiti 3 trattamenti a distanza di circa 6 giorni così come riportato nel bugiardino; dopo il terzo trattamento il numero di varroe cadute non ha superato la soglia di 150 cadute e pertanto si è deciso di non procedere ad un eventuale quarto/quinto trattamento.


Valutazione del livello di infestazione

Livello di infestazione è stato misurato mediante il conteggio delle cadute sul fondo e mediante il metodo dello
zucchero a velo (ZAV) su 300 api eseguito prima e dopo i trattamenti.

Praticità d’uso dei trattamenti
La praticità è stata stimata dagli operatori; gli stessi hanno attribuito un punteggio che va da 1 a 5 (5 =
maggiore praticità) tenendo conto dei seguenti parametri: 1) tempo impiegato per la preparazione delle soluzioni; 2) facilità nell’individuazione delle dosi da somministrare; 3) velocità di somministrazione; 4) rischi per l’operatore; 5) mole di materiali da gestire; 6) mole di rifiuti prodotta; 7)  rischi che il trattamento non si inneschi o venga interrotto per varie ragioni; 8) numero di volte che è necessario tornare in apiario.

Stato delle famiglie a fine stagione
Alla fine della stagione (fine agosto) le famiglie sono state visitate e valutate nel complesso mediante i
seguenti parametri: 1) numerosità della covata; 2) uniformità della covata; 3) popolosità della famiglia; 4) quantità e qualità delle scorte.

Il disegno sperimentale

 

L’Analisi dei dati
I dati sono stati analizzati mediante le seguenti tecniche: ANOVA unpaired per mettere in evidenza le differenze fra i vari trattamenti in ciascuno dei periodi di misura; ANOVA paired per dati appaiati fra lo ZAV pre e post trattamento; General Linear Model paired ed unpaired per mettere in evidenza le eventuali interazioni con i fattori confondenti (n. di favi di covata, scorte, ecc.).

RISULTATI E DISCUSSIONE
Stato generale delle famiglie alla fine del trattamento
Per quando riguarda il numero totale di favi presidiati da api, per tutte le tesi indagate, alla fine del trattamento è stata registrata una diminuzione media di un favo per ciascuna famiglia. Per quando riguarda i favi di covata sono state osservate sensibili differenze fra i 3 trattamenti ma ciò era ampiamente prevedibile: nel caso
dell’OX (ingabbio) i favi di covata sono passati da 5 a 0, mentre nel caso dell’AN, i favi di covata sono passati da 5 a 3; infine, nel caso del VM, i favi di covata sono passati da 5 a 4. Per quanto concerne il numero di favi di
scorta, per tutte le tesi è stato osservato un sostanziale mantenimento del livello di scorte fra inizio e fine trattamento (2 favi di miele/polline); tuttavia va ricordato che, al giorno 13, gran parte delle famiglie trattate con
AN sono state nutrite con candito, necessità che si è ripresentata anche al giorno 18 per tutte le famiglie dell’apiario.

L’efficacia dei trattamenti
Il conteggio delle varroe sul fondo è stato eseguito pur conoscendo i limiti di tale tecnica che è opportuno
ricordare:

  1. è un metodo che lascia sempre irrisolto il più grosso dei dubbi: la varroa non cade perché non c’è o perché il trattamento non ha funzionato?
  2. È spesso difficile procedere ad un conteggio esatto o perché ci sono molte varroe cadute o, più spesso, perché ci sono dei fattori che interferiscono con la lettura quali ad esempio acqua, polline, escrementi o, nei casi più fastidiosi, la lanuggine derivante dal rosicchiamento delle api dei materiali usati per somministrare i farmaci.
  3. Non esiste una tempistica standardizzata: a che distanza di tempo effettuare il primo conteggio dopo il trattamento? Per quante volte ripeterlo? Variando tale tempistica variano anche i conteggi e dunque anche i risultati finali.
  4. Si corre il rischio di confondere la caduta naturale con gli effetti del trattamento. Essendoci quasi sempre la caduta naturale, qualsiasi valore ottenuto è sempre una sovrastima di quello dovuto al trattamento.
  5. In assenza di uno strato di vasellina o di un foglio di carta adesiva sui fondi delle arnie, le varroe cadute possono risalire sulle api e quindi falsare i conteggi.

Detto ciò, è stato tuttavia possibile estrapolare qualche considerazione. Innanzitutto, così come mostrato dal grafico, si evidenzia un andamento analogo delle cadute nei tre trattamenti; queste ultime sono estremamente basse nei primi giorni (T6 e T13) mentre crescono nei conteggi successivi. Mentre tale andamento era prevedibile nel caso dell’OX, è invece apparentemente inspiegabile negli altri due casi nei quali ci si sarebbe aspettato una caduta maggiore nell’arco dei primi gironi con una graduale diminuzione nei periodi successivi. L’azione del formico è infatti immediata per quanto riguarda la varroa foretica. Probabilmente, a causa del
fatto che quest’ultima all’inizio del trattamento era bassa (dato confermato dal basso valore dello ZAV a T0), anche le cadute delle fasi iniziali sono state trascurabili. La varroa che cade nelle fasi finali è invece quella che si trovava sotto opercolo e che quindi necessita dello sfarfallamento delle api e dunque di tempi più lunghi.

L’efficacia del trattamento valutata mediante lo zucchero a velo pre e post trattamento ha fornito invece
informazioni più attendibili. Dall’analisi dei dati complessivi si può innanzitutto dire che, pur partendo da un valore di infestazione iniziale decisamente basso, tutti e tre i trattamenti indagati hanno mostrato degli abbattimenti significativi.

In termini pratici, i 3 trattamenti si sono dimostrati efficaci in quanto per tutti il valore finale dello ZAV è stato ampiamente inferiore al 2% (soglia di efficacia minima stabilita dalle linee guida dell’UNAAPI). Va tuttavia detto che, se con i trattamenti AN e OX alla fine dello studio (T31) il valore di ZAV era pari allo 0%, con il trattamento VM il valore finale era allo 0,6% ovvero leggermente più alto rispetto alle altre due tesi.

Da un’analisi più fine effettuala con la GLM paired (General Linear Model per dati accoppiati) si possono estrapolare tre interessanti indicazioni:

  1. il trattamento con il VM pur dimostrandosi efficace, sembra essere leggermente condizionato dal numero di favi di covata presidiati ovvero dalla grandezza delle famiglie; ciò significa che con famiglie molto grandi il trattamento sembra avere una efficacia leggermente minore. Probabilmente, con famiglie grandi, andava aumentato il numero di somministrazioni (4 o 5) e/o aumentato il dosaggio anche se quest’ultima ipotesi è di difficile applicazione viste le complicate indicazioni date nel bugiardino nel quale i dosaggi sono calibrati sul numero di api e non sul numero di favi ben presidiati da api.
  2. Il trattamento con l’AN sembra invece essere leggermente condizionato dalla capacità delle famiglie di avere un’adeguata quantità di scorte durante il trattamento; ciò è in linea con quanto riportato da alcuni apicoltori secondo i quali l’efficacia di un trattamento aumenta se accoppiata ad una nutrizione. La forza delle famiglie in questo caso non sembra influire anche se va detto che le famiglie oggetto dello studio erano tutte grandi ed in buono stato. Presumibilmente, in famiglie piccole e poco popolate, la capacità di ventilazione e di termoregolazione del nido calano drasticamente e dunque anche le percentuali di evaporazione diventano maggiormente condizionate dalle temperature e umidità esterne.
  3. Il trattamento OX è il meno sensibile alle condizioni al contorno; ciò significa che indipendentemente dal numero di favi di covata/scorta o dalla grandezza delle famiglie il risultato finale è garantito.

Praticità d’uso dei trattamenti e stato delle famiglie a fine stagione
Per quanto riguarda la praticità d’uso, dalle informazioni fornite dagli operatori, il VM si è dimostrato leggermente più pratico e veloce sia perché non ha richiesto fasi preparatorie sia perché la somministrazione è stata immediata e priva di complicazioni di varia natura.

Per quanto riguarda invece lo stato delle famiglie a fine stagione (fine agosto), quelle trattate con OX  sembravano essere nello stato migliore; a seguire quelle trattate con AN ed infine, leggermente staccate, quelle con VM per le quali, a distanza di diversi giorni dal trattamento, le api erano ancora umide e bagnate segno di una non perfetta evaporazione del principio attivo.

Costi dei trattamenti
Per quanto concerne i costi, tenendo conto anche dei fattori di ammortamento con i quali è possibile spalmare la spesa su un certo numero di anni (per comodità verranno considerate 5 stagioni), si può dire:

  1. il trattamento con l’OX ha il costo inferiore considerando che c’è una bassa incidenza del principio attivo (acido ossalico) e le gabbiette a disposizione degli apicoltori sono numerose e di varia fattura (da quelle autoprodotte congli escludi regina il cui costo può essere stimabile in circa 1 € al pezzo aquelle più costose il cui costo può raggiungere gli 8 € al pezzo). In ogni caso il costo della gabbia può essere ammortizzato su più stagioni apistiche. Il Costo complessivo del trattamento può oscillare fra 0,20 €/famiglia a 1,6 €/famiglia).
  2. Il trattamento con AN si posiziona al secondo posto in quanto l’acido formico ha un costo leggermente maggiore dell’acido ossalico ed anche gli erogatori a boccetta hanno in media un costo maggiore che può oscillare dai circa 3 € al pezzo nel caso di erogatori autoprodotti fino ai circa 7 € nel caso dell’Aspronovar acquistato al dettaglio. Anche in questo caso il costo dell’erogatore può essere ammortizzato su più stagioni apistiche. Il Costo complessivo del trattamento può oscillare fra 0,60 €/ famiglia a 2 €/famiglia).
  3. Il trattamento con VM ha un costo decisamente superiore. Una confezione di prodotto costa al dettaglio circa 38 € e con essa si riescono a trattare dalle 12 alle 15 famiglie; il trattamento va però ripetuto un minimo di 3 volte per un costo finale di circa 7,5 €/famiglia.

 

CONCLUSIONI
L’efficienza dei vari trattamenti tiene conto sia dell’efficacia nell’abbattimento della varroa la quale, come visto, è significativa (con varie sfumature) per tutti i trattamenti, sia degli altri parametri ovvero la praticità d’uso, i costi dei trattamenti e lo stato delle famiglie (quest’ultimo parametro ha ovviamente un peso maggiore nel giudizio complessivo).

In base a quanto detto si può concludere che:

  • il trattamento con OX sembra essere quello che assicura il miglior risultato in termini di costi benefici (efficacia garantita indipendentemente dalla forza delle famiglie e dal livello infestazione iniziale; minori costi; miglior stato delle famiglie a fine stagione; praticità di utilizzo nella media; scarsamente influenzato dalle temperature/umidità). Il trattamento può essere utilizzato in qualsiasi condizione e qualsiasi periodo;
    nel caso di infestazioni elevate, è consigliabile ripetere il gocciolato anche dopo pochi giorni dall’ingabbiamento per evitare che le famiglie collassino durante l’ingabbio di 24 giorni. La lunghezza del trattamento depone a sfavore dell’ingabbio estivo in quanto un trattamento che richiede 24 giorni ai quali va  aggiunto il successivo periodo necessario ad ottenere api giovani (21 giorni) porta inevitabilmente ad un’attenta valutazione delle tempistiche e certamente non può essere utilizzato come trattamento tampone nel pieno dei raccolti ma va considerato unicamente come trattamento di fine stagione (luglio-agosto). Un
    accorciamento dei tempi si può ottenere riducendo l’ingabbio a 16 giorni (tenendo conto che le uova deposte dalla regina sgabbiata verranno opercolate dopo 9 giorni) ma ciò richiede un ulteriore passaggio in apiario.
  • Il trattamento con AN può essere considerato quello che ha mostrato i risultati intermedi in termini di costi benefici (efficacia buona anche se leggermente influenzata dalle scorte e presumibilmente dalla grandezza delle famiglie; indipendente dal livello infestazione iniziale; costi medio-alti; buono stato delle famiglie a fine stagione; praticità di utilizzo nella media; potenzialmente influenzato da temperature e umidità). Tra le criticità, va segnalato il rischio di scarsa evaporazione sia a causa della forza variabile delle famiglie sia a causa della propolizzazione delle zone vicine allo stoppino. Il trattamento può essere considerato buono per fine stagione e per areali di media collina a patto che vi siano scorte sufficienti
    o che si provveda ad una nutrizione. In tale periodo sarà più facile individuare una finestra di temperature massime non eccessive (23-28 °C esterna misurata all’ombra) ed umidità medio alte (non spaventano i giorni di pioggia). Nel pieno della stagione va calibrato con cura sia in base alla forza delle famiglie sia in base ai tempi in quanto va tenuto conto del “mini” blocco di covata indotto dal formico e dunque va messo in conto un leggero calo della numerosità delle api.
  • Il trattamento con VM può essere invece considerato quello dai maggiori costi benefici (efficacia buona anche se leggermente influenzata dalla covata/grandezza delle famiglie; indipendente dal livello infestazione iniziale; costi alti; discreto stato delle famiglie a fine stagione; praticità di utilizzo buona; mediamente influenzato dalle temperature/umidità). Fra le criticità va segnalata la difficile calibrazione
    delle dosi in base alle indicazioni date dal bugiardino. Il trattamento può essere consigliato come un buon trattamento tampone nel pieno dei raccolti anche perché veloce da utilizzare. Va sicuramente preso in considerazione in caso di alte infestazioni e dunque nel caso sia necessario agire con urgenza per
    tamponare (cosa che gli altri due trattamenti non consentono di fare). A fine stagione può essere utilizzato ma solo se vi sono giornate calde dopo la somministrazione (per consentire la completa asciugatura delle api) e si mette in conto anche la quarta e la quinta somministrazione.