Un recente studio coreano ha messo in evidenza come l’argento ionico può essere utilizzato per ridurre il virus della covata a sacco
di Francesco Lombardi
Tratto da: Ahn AJ, Ahn KS, Suh GH, et all.; Efficacy of silver ions against Sacbrood virus infection in the Eastern honey bee Apis cerana; J Vet Sci. 2015; 16:289-95
Il Dipartimento di parassitologia e di medicina interna della Korea ha studiato l’efficacia dell’argento ionico contro il virus della covata a sacco koreana (VCSK) che infetta l’Apis cerana Il virus della covata a sacco (VCS) colpisce durante lo stadio adulto e larvale dell’ape; l’infezione porta alla morte delle larve mentre non porta ovvi segni sulla fase adulta. Le larve virano da un colore bianco a un colore giallo-opaco. In breve tempo il corpo della larva si secca e assume una forma di una gondola scura-marrone. L’adulto infetto da VCS modifica le sue abitudini alimentari e la sua aspettativa di vita si riduce.
L’argento, oltre ad essere usato per la produzione di gioielli ed ornamenti, è stato sfruttato per secoli per le sue proprietà mediche. Ad esempio, l’argento veniva usato come rimedio per il tetano e i reumatismi nel XIX secolo e oggigiorno sta riemergendo come trattamento per le infezioni da ustioni, ferite e ulcere croniche.
In questa ricerca la produzione dell’argento ionico e stata fatta grazie al metodo elettrochimico, usando due elettrodi impostati per trasformare l’argento metallico in argento ionico. Lo studio sul VCS è stato effettuato su un apiario a Bosung-gun (Korea), dove sono state campionate dieci arnie. Tra queste dieci colonie, cinque sono state nutrite con sciroppo di zucchero di canna (0.83 kg/L’acqua) contenente 0.2 mg/L di ioni di argento. Le restanti 5 colonie appartenevano ad un gruppo di controllo nutrito con 200 mL di solo sciroppo di zucchero.
Per capire l’efficacia dell’argento ionico si è osservata la forza della colonia che è stata definita dalla quantità di api osservate all’interno di 16 compartimentazioni assegnate; inoltre è stata considerata l’attività della colonia, che veniva
definita in base alla quantità di api guardiane; ed infine il numero di larve morte, definita come la conta delle larve morte che cadevano sulla base dell’arnia e nei pressi dell’entrata dell’arnia.
Durante i primi trattamenti, dall’ottavo al sedicesimo giorno, la forza di ogni colonia nel gruppo di controllo decresceva rapidamente portando l’interruzione delle mansioni giornaliere delle api operaie, che includevano la produzione di cera, costruzione del favo e la ventilazione dell’arnia, con conseguente collasso del favo. Invece le colonie di api trattate con l’argento ionico mantenevano una relativa buona condizione di salute, con un numero sufficiente di api adulte. Dopo quaranta giorni, tutte e cinque le colonie del gruppo di controllo erano vuote mentre tre colonie del gruppo trattato erano
ancora presenti all’interno delle loro arnie. Il trattamento con argento ionico, quindi, sembra mostrare un significativo aumento delle aspettative di vita delle api.
Per quanto riguarda l’attività della colonia, all’inizio della sperimentazione, sia nel gruppo trattato che nel gruppo di controllo non si notavano differenze; solo a partire dall’ottavo giorno dal trattamento l’attività del gruppo di controllo decresceva rapidamente fino al trentaduesimo giorno.
Il numero di larve morte medio del gruppo trattato diminuiva significativamente all’ottavo giorno e restava costante per il restante periodo di sperimentazione. Invece nel gruppo di controllo si mostrava costante per tutto il periodo sperimentato.
Il trattamento con argento ionico contro il VCS ha dimostrato la sua efficacia per entrambi i risultati sulla forza e sull’attività della colonia nei gruppi trattati. La durata della sopravvivenza media è passata da ventuno giorni per i gruppi di controllo a quaranta giorni per quelli trattati.
L’efficacia dell’argento ionico potrebbe aver ridotto il numero di larve morte che comunque potrebbe essere stato ridotto dalla conseguenziale riduzione della produzione di covata ad opera della regina.
Tuttavia, l’introduzione dell’argento ionico nella dieta di colonie suscettibili di infezione può contaminare il miele destinato all’uso alimentare umano. Gli effetti collaterali includono l’accumulo dell’argento nei tessuti molli, pelle, fegato, milza con conseguente argirismo (intossicazione cronica da argento).