Le nostre impressioni su EXPO: due giorni intensi che, dopo tutto, valeva la pena vivere sia come cittadini che come apicoltori

di Marco D’Imperio e Antonio Carrelli

Capiamoci sin da SUBITO:

  1. se andate ad EXPO per vedere strutture architettoniche avveniristiche, mega schermi, proiezioni strabilianti e tecnologie di ultimo grido, siete nel posto giusto!
  2. Se andate ad EXPO per trovare messaggi e consigli su come ridurre gli sprechi di cibo, come farne un uso sostenibilmente, come valorizzare la biodiversità e l’ambiente, forse, siete nel posto sbagliato!
  3. Se andate ad EXPO in cerca di temi apistici, troverete qualcosa… ma non fatevi grosse illusioni!

 

Cosa ci ha colpito

  • Il padiglione zero introduce in maniera efficace quelle che dovevano essere la tematiche principali dell’EXPO (…almeno nelle premesse!). Dato che i messaggi forniti nel padiglione zero ci sembrano fondamentali e densi di significato, ve li riportiamo nella galleria fotografica nel caso non abbiate la possibilità di recarvi ad EXPO. Crediamo siano questi i concetti che un cittadino debba “coltivate” prima ancora che un apicoltore!
  • Il padiglione della svizzera centra in pieno il concetto della conservazione delle risorse, dell’uso sostenibile delle stesse e della riduzione degli sprechi. Impeccabile anche l’organizzazione che permette di evitare code snervanti. A seguire l’Austria, Monaco, in parte il Belgio, qualcosina in Russia, Polonia, Corea e Kuwait.
  • L’uso delle tecnologie per realizzare filmati montati ad arte, giochi di luci e immagini da lasciare a bocca aperta. Menzione speciale: Cile, Corea, Tailandia e in parte la Spagna.

 

Cosa ci ha deluso

  • Palazzo Italia… ore di fila per un padiglione, ricco di slogan, senza slanci e privo della meraviglia che ci si attendeva dal paese ospitante.
  • Il primo padiglione della Cina: una mega struttura che si riduce ad un percorso in un mercato e ad un campo di lampadine che si può vedere comodamente dal ristorante sul retro senza farsi un’ora di fila. Forse più interessante il secondo padiglione della Cina (Vanche –n.98).
  • Le maga potenze: una celebrazione autoreferenziale, spesso nemmeno poi tanto riuscita.
  • I piccoli paesi dell’Africa, del sud America e dell’Oceania: piccoli ripostigli, delocalizzati, che alla fine si riducono ad un bazar nel quale fare acquisiti poco economici.
  • Il prezzo del cibo all’interno dei ristoranti dei padiglioni: quasi tutti allineati su cifre medio alte con risultati a volte deludenti.
  • I padiglioni della biodiversità: relegati in fondo, disertati dai visitatori e forse poco attrattivi per contenuti e tecnologie.

L’Apicoltura ad EXPO

Alcuni padiglioni si sono distinti per aver affrontato temi apistici: in primis il Regno Unito perché ha impostato l’intera struttura facendo riferimento alla forma degli alveari anche se poi le tematiche trattate non erano focalizzate tanto sulla conservazione ed importanza delle api ma piuttosto sulla vita dell’alveare. A seguire la Slovenia, Malta e l’Oman con buona parte dei loro padiglioni dedicati alle api e all’importanza delle stesse. Altri “sprazzi” di apicoltura si possono vedere qui e là.

Cosa non abbiamo visto e sul quale, dunque, non ci esprimiamo: Emirati Arabi, Giappone (file imperiali), Germania
(abbiamo fatto un giro solo sul bel tetto), Marocco, Azerbaigian ed Irlanda.