Tiriamo un bilancio delle attività di APAS degli ultimi 7 anni. Una storia densa di successi e soddisfazioni che non ci stanchiamo di percorre con rinnovata forza e determinazione

di Marco D’Imperio

Eccoci dunque a tracciare un bilancio delle attività di APAS degli ultimi 7 anni. Tocca farlo pur sapendo che il rischio di essere autocelebrativi è in agguato. Siamo pronti a correre il rischio perché siamo certi che una progettualità con obiettivi ambiziosi ha bisogno di dati oggettivi e di un’analisi serena di quanto sin qui fatto.

I dati mettono in evidenza una costante crescita di APAS sia nel numero di soci che nel numero di alveari da questi ultimi gestiti. Di riflesso, anche i numeri che riguardano l’intera regione crescono perché APAS è la locomotiva che traina un comparto, quello campano, in costante crescita ed in continua evoluzione. Stando ai dati dell’ultimo censimento (dicembre 2018) il 65% degli alveari, sul totale delle 3 associazioni accreditate, sono condotti dai soci APAS.

In questo percorso che ci ha visti protagonisti, sono individuabili due momenti cruciali:

  1. il primo, nel 2017, quando sono stati ridefiniti i criteri di ripartizione dei fondi che fino ad allora tenevano in
    considerazione sia il numero di soci che il numero di alveari detenuti da questi ultimi. Tale criterio favoriva inevitabilmente le associazioni con molti soci anche se questi possedevano pochi alveari. Il passaggio alla ripartizione dei fondi in base al solo numero di alvearicriterio, che va ricordato, viene utilizzato anche a livello nazionale (per la ripartizione dei fondi tra le Regioni) ed europeo (per la ripartizione dei fondi fra gli Stati), è invece la reale fotografia della situazione; inoltre, con l’entrata in vigore del sistema informatizzato della BDA-R, tali dati sono facilmente estraibili oltre che verificabili.
  2. Il secondo momento è quello che stiamo vivendo oggi ovvero un aumento sostanziale dei fondi per il 2020 sul totale gestito dalle 3 associazioni: circa 85.000 € in più di fondi messi a disposizione dalla P.A. che si tramutano in investimenti ancor più consistenti se a questi si aggiungono le quote dei privati. Anche qui, gliene va dato atto, la banca dati (BDA-N/BDA-R) ha avuto un ruolo cruciale in quanto ha consentito una reale misura delle consistenze, svincolandosi dai dati poco aggiornati e soprattutto poco verificabili utilizzati dalle Regioni negli anni precedenti.

Detto questo, vediamo quali sono i meriti dei quali può fregiarsi, non senza un po’ di orgoglio, APAS:

  • l’incoraggiamento alla registrazione degli apiari in banca dati e dunque l’emersione di molti alveari che prima non venivano denunciati; tale lavoro è stato possibile grazie all’impegno continuo e capillare che i tecnici svolgono non solo nelle fasi di censimento ma durante tutto l’anno; ciò ha portato ad un aumento del numero di alveari che la Regione ha potuto comunicare al Ministero e dunque un aumento delle risorse da questo destinate alla Campania.
  • la pubblicazione dei bandi in periodi più adatti (settembre-novembre) tali da consentire lo svolgimento di una buona parte delle attività seminariali in inverno ovvero quando gli apicoltori sono meno impegnati sulle api e possono seguire con maggiore assiduità;
  • la semplificazione di alcune procedure di gestione e rendicontazione dei progetti;
  • il miglioramento graduale e continuo delle interfacce della BDA-R grazie ad un proficuo rapporto con i responsabili regionali (sistemisti e dirigenti);
  • un cambio, come già detto, dei criteri di distribuzione dei fondi fra le associazioni regionali che, a partire dal 2017, prevede una ripartizione proporzionata unicamente al criterio, più oggettivo, del numero di alveari;
  • l’attivazione, a partire dal 2020, di 2 nuove sotto azioni quali 1) b.4 -acquisto, per il tramite delle associazioni, di farmaci veterinari per il contenimento della varroa; 2) c.2.2 -acquisto materiali vari (bilance e antifurti) da agganciare al cosiddetto “bando apicoltori” gestito direttamente dalla Regione per il tramite degli UOD provinciali;
  • una nuova ripartizione, fra le varie sotto azioni, delle somme stanziate dal Reg. 1308/13 con un leggero aumento della dotazione finanziaria a favore dell’assistenza tecnica (a.4) così da consentire un aumento della dotazione organica delle associazioni e di conseguenza una più capillare copertura del territorio da parte dei tecnici;
  • l’intercettazione, da parte delle associazioni, di sempre più apicoltori che, entrando nel circuito associativo, sono sempre aggiornati oltre che sulle buone pratiche in apicoltura anche sulle procedure di gestione della banca dati e di avvio delle aziende con partita iva.

Va a questo punto detto con forza che, in un periodo nel quale è facile attribuire le colpe dei mancati guadagni
o della troppa burocrazia alla Pubblica Amministrazione, ci troviamo a raccontare di funzionari, sia delle unità centrali che di quelle periferiche, lungimiranti, sempre pronti ad ascoltare le esigenze degli apicoltori e delle associazioni e a cercare soluzioni condivise.

Il merito di questo processo di crescita di APAS, come associazione regionale, va anche ai nostri presidenti che, prima con Alberto Martino, poi con Giuseppe Cefalo ed ora con Angelo Petretta, hanno dato un forte impulso, sotto la guida di consiglieri esperti ed attenti, alle attività associative intessendo rapporti con i partner istituzionali e con la base associativa.

La crescita di APAS è anche evidente all’interno della grande famiglia UNAAPI (di cui Giuseppe Cefalo è oggi presidente) in quanto, stando ai dati pubblicati su l’Apis (n.4/2018), siamo la quarta associazione per numero di alveari d’Italia, dietro solo alle storiche Aspromiele e Apilombardia e a poca distanza dai calabresi di Aprocal.

Dunque, una storia densa di successi e soddisfazioni che non ci stanchiamo di percorre con rinnovata forza
e determinazione.

To be continued…