L’uso dei raggi gamma in apicoltura può aiutare a contenere alcune patologie. Vediamo i risultati di questo interessante studio
traduzione a cura di Marco D’Imperio
Fino a poco tempo fa i raggi gamma utilizzati per la sterilizzazione/sanificazione dei materiali apistici sembravano la panacea di tutti i mali. Poi, per varie ragioni fra le quali gli elevati costi e forse i sospetti di una scarsa efficacia, la bolla si è sgonfiata e la corsa alla disinfezione mediante i raggi gamma si è interrotta con una brusca frenata sintomo di una perdita di interesse da parte degli apicoltori.
Oggi, alla luce del recentissimo articolo pubblicato da alcuni ricercatori americani su Journal of Invertebrate Pathology, i riflettori potrebbero riaccendersi alimentando qualche flebile speranza. Nello studio del 2018 si indagano gli effetti dei raggi gamma su Ascosphaera apis (covata calcificata), Nosema ceranae (nosema), Deformed Wing Virus –DWV- (virus delle ali deformi), Black Queen Cell Virus –BQCV- (virus della cella reale nera) e Chronic Bee Paralysis Virus –CBPV- (virus della paralisi cronica delle api).
L’aspetto innovativo dello studio è legato al fatto che gli stessi ricercatori non indagano solo i livelli di infezione –in vitro– post irradiazione delle soluzioni contenenti gli agenti infestanti (come sin qui fatto dalla maggior parte degli studi) ma analizzano –in vivo– anche il tasso di sopravvivenza delle larve inoculate con le soluzioni irradiate ovvero la mortalità delle “api” post trattamento.
I risultati dimostrano che la dose di radiazioni gamma utilizzata (25 kGy per 9 ore e 45 minuti che corrisponde alla dose base raccomandata per la sanificazione –ISO 13409/2002) rende inattive le soluzioni in cui sono contenuti i funghi responsabili della covata calcificata, quelle contenti il nosema e quelle contenti il virus responsabile delle ali deformi (DWV). In aggiunta, le larve poste a contatto (inoculate) con le soluzioni irradiate sopravvivono mentre quelle inoculate con le soluzioni non irradiate muoiono dopo poco tempo dimostrando, in tal modo, la reale efficacia del trattamento.
Il trattamento è invece parzialmente efficace contro i virus della cella reale nera (BQCV) e quasi inefficace contro il virus della paralisi cronica delle api (CBPV) in quanto, pur mostrando una sensibile diminuzione dei tassi di infezione delle soluzioni, le larve messe a contatto con le soluzioni irradiate muoiono dopo pochi giorni analogamente a quelle inoculate con le soluzioni non irradiate.
L’ipotesi fatta dai ricercatori è che i virus BQCV e CBPV possiedono una struttura dell’RNA che è in grado, a differenza degli altri, di resistere alla dose di raggi gamma utilizzata. Non si può escludere, tuttavia, che un aumento della dose, in termini di intensità e/o di tempo di somministrazione, possa aumentare l’efficacia anche su questi ultimi due patogeni.
In conclusione:
- lo studio apre una nuova strada per testare l’efficacia dei raggi gamma ovvero quella di testare la sopravvivenza non solo in vitro ma anche in vivo sulle larve;
- si ribadisce, ancora una volta, che l’efficacia del trattamento è funzione della dose ovvero dell’intensità del trattamento (kGy) e del tempo di somministrazione; dunque, variando tali parametri, non è detto che non si possa giungere ad una maggiore efficacia anche su altri virus e batteri che oggi mostrano una particolare resistenza;
- il trattamento della cera vecchia con una dose di 25 kGy per circa 10 ore può essere un ottimo modo per contenere alcune delle più importanti patologie che affliggono l’apicoltura moderna.
Simone-Finstrom, Aronstein, Goblirsch, Rinkevich, de Guzman; Gamma irradiation inactivates honey bee fungal, microsporidian, and viral pathogens and parasites; J Invertebr Pathol. 2018 Mar; 153:57-64.