La vitamina C sembra essere uno degli elementi importanti nella dieta delle api per consentirgli una migliore vitalità e vigoria. Alcuni studi scientifici sembrano avvalorare tale ipotesi

di Martina Trapanese, Antonio Carrelli e Marco D’Imperio

Premessa
Le tecniche di allevamento messe appunto negli ultimi decenni ma soprattutto il cambiamento climatico costringono sempre più spesso gli apicoltori ad intervenire con nutrizioni aggiuntive per integrare le scorte degli alveari. Negli ultimissimi anni si sta diffondendo l’abitudine di somministrare integratori per cercare di aumentare le performance produttive e per salvaguardare la salute dell’insetto stesso. Sono sempre più diffusi prodotti a base di oli essenziali, sali minerali, vitamine o addirittura di sostanze proteiche sostitutive al polline.

Insomma si sta guardando all’ape sempre più come un animale da allevare con i canoni classici di un normale altro allevamento. Dobbiamo però pensare che, per intervenire con un’alimentazione “particolare” utilizzando i cosiddetti integratori, dobbiamo puntare su prodotti o “ricette” che provengono da prove con evidenza scientifica e non da prove empiriche basate solo sull’esperienza di un apicoltore che potrebbe aver sottovalutato molti altri aspetti. La vitamina C sembra essere uno degli elementi importanti nella dieta delle api per consentirgli una migliore vitalità e vigoria. Alcuni studi scientifici sembrano dare ragione ad una oculata integrazione dell’acido ascorbico nella dieta delle api attraverso la somministrazione di sciroppi.

I meccanismi di azione
Come è ormai noto, i radicali liberi, normalmente prodotti dai processi metabolici costituiscono delle vere e proprie mine vaganti e dunque, se prodotti in eccesso e non prontamente disattivati, causano importanti danni alle molecole di base. Gli enzimi antiossidanti sono utili proprio per limitare i danni causati dai radicali liberi a livello cellulare e pertanto sono molto importanti per la buona salute di un organismo.

Anche per gli insetti un’efficace sistema antiossidante è di particolare importanza per limitare i danni da radicali liberi. Per l’ape (Apis mellifera) i più importanti enzimi antiossidanti sono la superossido dismutasi (SOD), la catalasi (CAT) e la perossidasi (POX).

L’eccessiva produzione di radicali liberi senza una loro contemporanea eliminazione causa il cosiddetto stress ossidativo che è spesso alla base o la conseguenza di molte malattie come le parassitosi. Nelle api parassitate da Varroa destructor i sintomi dello stress ossidativo sono stati osservati nello stadio di pre-pupa. La varroa ha un’influenza negativa sul sistema antiossidativo della covata delle api in via di sviluppo. Dal momento che questo parassita sta evolvendo una resistenza agli acaricidi, una soluzione per combatterlo potrebbe essere la somministrazione di una miscela con caratteristiche antiossidanti, contenente ad esempio la vitamina C (acido ascorbico) che è un naturale antiossidante.


Cosa dicono i recenti studi
E’ stato osservato che nelle api, la somministrazione orale di acido ascorbico, non ha effetti letali, anzi aumenta l’efficienza del loro sistema antiossidativo. L’acido ascorbico inoltre, essendo un acido (quindi una sostanza capace di liberare ioni idrogeno) può essere usato anche in sostituzione dell’acido citrico nella preparazione degli sciroppi zuccherini per scindere il saccarosio in glucosio e fruttosio.

La somministrazione di vitamina C potrebbe avvenire durante i nutrimenti che vengono eseguiti prima e durante l’inverno. In questo periodo dell’anno infatti le colonie di api sono particolarmente a rischio. L’inverno prolungato può portare all’esaurimento delle riserve di cibo. Insufficienti quantità di polline causano una crescita lenta e una ridotta longevità, ciò porta ad un’alta densità di individui indeboliti che facilitano la diffusione delle parassitosi.

In relazione all’efficacia di utilizzare mangimi arricchiti di vitamine, il mondo scientifico ha espresso nel tempo pareri contrastanti. Uno studio condotto nel 1956 (Pain, 1956) ha rilevato che l’utilizzo di alimenti arricchiti di vitamine non ha effetti positivi sulla longevità delle api. Altre ricerche condotte nel 2004 e nel 2008 (Otis et al., 2004; Zahra & Talal, 2008) hanno documentato che le proteine accumulate nelle api influenzano lo svernamento e la longevità delle api e sono essenziali per l’allevamento della covata. Nello specifico è stato visto che la vitamina C influenza l’area della covata e lo sviluppo delle ghiandole ipofaringee nelle api.

Negli anni 2012 e 2014, un gruppo di ricercatori polacchi (Farjan et al., 2012; 2014) ha pubblicato dei lavori scientifici relativamente a degli esperimenti condotti negli anni 2007-2008 su delle colonie di api (Apis mellifera). In questi studi hanno verificato l’efficacia della somministrazione di sciroppo zuccherino (nel rapporto 3:1 di zucchero ed acqua) arricchito con vitamina C (Biofactor, Polonia) alle colonie di api. Successivamente
a questo trattamento, sono stati analizzati i livelli di infestazione da varroa, il tasso di mortalità delle api, il loro contenuto proteico ed infine l’attività degli enzimi antiossidanti. Questo studio è stato condotto nello specifico su 8 colonie di api, di cui 4 sono state nutrite con sciroppo arricchito con vitamina C (1.8 g per 1000 g di sciroppo*) e 4 sono state nutrite con sciroppo normale, rappresentando così il gruppo di controllo.

Nel mese di settembre 2007 è iniziata la somministrazione di sciroppo; nello specifico sono state alimentate con 13 litri di sciroppo ciascuna. Una seconda somministrazione di sciroppo, nelle stesse dosi e modalità, è avvenuta nel mese di marzo 2008. Le analisi sulle api sono state condotte a maggio 2008. Da questo esperimento è emerso che le colonie nutrite con semplice sciroppo avevano un livello di infestazione maggiore di quelle alimentate con sciroppo integrato con vitamina C; queste ultime mostravano anche un basso tasso di mortalità invernale. Sempre da questo studio è merso che il contenuto di proteine nelle api appena nate dalle colonie che ricevevano  vitamina C, era significativamente più alto rispetto al gruppo di controllo. Ancora, relativamente agli enzimi antiossidanti, è stato osservato che CAT, SOD e POX, la cui attività è normalmente ridotta dalla varroasi, in presenza di vitamina C, era rifiorita. La vitamina C aveva avuto un effetto positivo anche sul GST (glutatione transferasi), che funziona non solo da enzima antiossidante ma prende parte anche alle fasi di disintossicazione. Ciò suggerisce che l’integrazione della dieta delle api svernanti con la vitamina C non solo aumenta l’efficienza del sistema antiossidante, ma può anche portare ad una maggiore capacità di rimuovere metaboliti tossici e indesiderati che possono apparire durante la varroasi.

Nel 2014, un altro gruppo di ricercatori iraniani (Andi & Ahmadi, 2014) ha condotto uno studio analogo sulle api, per verificare l’efficacia dell’aggiunta di acido ascorbico nello sciroppo, in relazione alla densità della covata, alla dimensione della colonia, al peso delle api e al loro contenuto proteico.
L’esperimento è durato 4 anni ed è stato condotto su 28 alveari di Apis mellifera ligustica formati ciascuno
da 7 favi di covata e numero di api comparabili. Il nutrimento è stato somministrato nel periodo estivo da aprile a luglio con cadenza di 15 giorni, per un totale di 4 somministrazioni. Un gruppo di 7 alveari è stato nutrito
durante le quattro fasi con 0.5 litri di sciroppo ad alveare (con rapporto 1:1 di zucchero e acqua) privo di alcuna aggiunta di vitamina C. Un secondo gruppo composto sempre da 7 alveari è stato nutrito durante le quattro fasi, anch’esso con 0.5 litri di sciroppo ad alveare (con rapporto 1:1) con aggiunta di 2 g/L di vitamina C. Un terzo e quarto, entrambi composti da 7 alveari, sono stati nutriti analogamente al secondo ma con concentrazioni rispettivamente di 4g/L e 6g/L di vitamina C. È stata utilizzata Vitamina C pura preparata da CanaVit®.

Da questo studio è emerso che l’aggiunta di vitamina C, nel rapporto di 2-6 g per litro di sciroppo, aveva un effetto positivo sulla crescita della covata, aumentandone l’area occupata; favoriva lo sviluppo della colonia; aumentava il peso corporeo delle api e il loro contenuto proteico.

Conclusioni
Questi risultati suggeriscono che la vitamina C può essere raccomandata come integratore alimentare naturale, sicuro e relativamente economico, in quanto:

  • fornisce una migliore resistenza ai fattori di stress (comprese le malattie, le parassitosi, in cui lo stress ossidativo svolge un ruolo chiave) delle api svernanti e della generazione primaverile delle api operaie;
  • aumenta l’area della covata;
  • aumenta le dimensioni della colonia;
  • aumenta il peso delle api operaie e il loro contenuto proteico;
  • aumenta l’efficienza del sistema antiossidante.


Note e consigli

  • Dagli studi scientifici consultati emerge che la somministrazione della vitamina C avviene con dosi diverse. Se dovessimo sbilanciarci verso una dose consigliata opteremmo fra i 2 g/L e i 6 g/L
    di sciroppo (con rapporto 1:1 di zucchero e acqua). Sciroppi leggermente più diluiti o leggermente più concentrati non dovrebbero portare a sostanziali variazioni di efficacia. Le quantità da somministrare possono variare dai 2 ai 4 litri di sciroppo complessivi ma con l’accortezza di fornire piccoli quantitativi di sciroppo per volta e dilatare quanto più possibile la somministrazione così da coinvolgere più cicli di api adulte.
  • Nel momento in cui si vuole integrare la dieta delle api con altre sostanze che non siano miele o polline fresco, sarebbe meglio usare solo prodotti presenti in commercio già da tempo che danno delle garanzie o comunque verificare se il prodotto e le dosi sono stati oggetto di indagini scientifiche per avere così risultati più sicuri. Per intenderci il succo di arancia potrebbe fare anche bene alle api ma non è una somministrazione di elementi certi nella tipologia e nella quantità, come invece l’acido ascorbico assoluto e senza eccipienti utilizzato negli studi citati.
  • La vitamina C è fotolabile quindi va conservata al buio e, nel caso di aggiunta agli sciroppi, tale operazione deve essere eseguita poco prima della somministrazione.
  • Inoltre c’è da considerare che l’aggiunta di acido ascorbico (un acido) in contemporanea alla somministrazione di candeggina (una base) nello sciroppo zuccherino, porta ad una reazione di neutralizzazione con formazione di ascorbato di sodio ovvero un sale della vitamina C che risulta meno assimilabile della vitamina C pura; è dunque consigliabile evitare l’aggiunta contemporanea di candeggina e vitamina C.

* nel lavoro originale degli autori, è riportata una dose di 1,8 mg/kg di sciroppo; tale valore sembrerebbe un errore di battitura anche in considerazione del fatto che negli altri lavori degli stessi autori è riportato un dosaggio di 1,8 g/kg.

 

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