L’impollinazione sta assumendo negli ultimi anni un maggiore peso ai fini della redditività del comparto agricolo oltre che per la conservazione della biodiversità. Analizziamo quali sono le strategie messe in campo da un’azienda professionale specializzata nell’impollinazione

di Marco D’Imperio

Con questo breve articolo vogliamo dare spazio ad un argomento, l’impollinazione, del quale conosciamo tutti l’enorme importanza ai fini della conservazione della biodiversità che, va ricordato, rappresenta la base sulla quale agiscono i processi evolutivi; in sostanza, la biodiversità è un’assicurazione per il futuro: più ne abbiamo, maggiori sono le probabilità di sopravvivere ai cambiamenti che di volta in volta ci troveremo ad affrontare (es. i cambiamenti climatici).

Sui benefici economici si è espressa addirittura la FAO (2010) secondo la quale le api si occupano dell’impollinazione del 71% delle circa 100 colture che forniscono il 90% dei prodotti alimentari. Secondo Lautenbach et al. (2012), il reddito primario generato dai vegetali impollinati dalle api è, solo nell’agricoltura, di 265 miliardi di euro. Dunque un giro di affari non male!

Tale attività, oltre ad essere compiuta più o meno inconsapevolmente dagli apicoltori, può essere svolta in maniera professionale e redditizia da aziende specializzate.

Abbiamo incontrato una delle poche realtà campane ed italiane che fanno dell’impollinazione una mission: l’azienda Agri Impol con sede a Montecorvino Pugliano (SA). Il titolare, Antonio Rago, ci ha svelato alcuni dei sistemi con i quali si fa l’impollinazione in serra o in pieno campo.

Innanzitutto chiariamo subito che l’impollinazione non è una prerogativa delle sole api: tutti gli apoidei sono in grado di impollinare. Tuttavia, il lungo e complesso processo di coevoluzione fra insetti e piante ha condotto ad una estrema specializzazione di entrambi e dunque solo alcuni insetti sono in grado impollinare determinati vegetali.
L’anguria, per esempio, può essere impollinata in maniera più efficiente dalle api che invece non possono impollinare il pomodoro. I fiori di quest’ultima coltura necessitano del meccanismo definito “buzz impollination” che solo i bombi riescono ad effettuare. Questa tecnica consiste nello scuotimento del fiore grazie alla vibrazione dei muscoli alari dell’insetto il quale riesce, in tal modo, a raccogliere il polline contenuto nel fiore.

Le colonie di bombi sono fondate da una regina che sverna normalmente sotto terra. Nell’arco di un anno la stessa regina può compiere più cicli ovvero fondare più colonie. Queste ultime, a differenza delle api, sono meno popolose ed i favi che vengono costruiti hanno uno sviluppo orizzontale e spesso sono ancorati al suolo.

La particolarità dei bombi sta nel fatto che possono lavorare anche a basse temperature (fino a 6 °C) e con poca luce. Tale caratteristica permette loro di bottinare fino a tarda sera o di uscire anticipatamente la mattina quando le temperature sono ancora troppo basse per le api. Per tali motivi sono più adatti all’impollinazione di specie vegetali particolarmente precoci quali le drupacee (pesco, susino, albicocco, mandorlo, ciliegio, ecc.) ovvero quelle che tendono a fiorire nelle prime fasi della primavera quando le temperature sono spesso troppo basse ed il fotoperiodo è troppo corto per la piena operatività delle api.

I bombi hanno poi la capacità di volare molto in alto e dunque possono superare agilmente grossi ostacoli e, analogamente, possono volare molto in basso e quindi evitare le reti che spesso vengono utilizzate nelle serre. Infine, a causa della scarsa numerosità delle famiglie e della maggiore longevità, sono più adatti per l’impollinazione in ambienti molto piccoli come ad esempio alcune tipologie di serre nelle quali una famiglia di api renderebbe difficile il lavoro degli operatori umani.

Anche le arnie usate per il servizio di impollinazione hanno subito un notevole sviluppo ed oggi, quelle utilizzate dalla ditta Agri Impol, sono prevalentemente di cartone e dunque facilmente smaltibili, a fine ciclo, come rifiuti non pericolosi.

Le arnie possono essere posizionate al suolo o, in caso di colture che richiedono lavorazioni frequenti, possono essere ancorate alle strutture di supporto (tralicci, cavi, ecc.).

Sono dotate anche di un sistema di recupero che consente l’ingresso e non l’uscita degli insetti; in tal modo, una volta azionato il dispositivo, nell’arco di un’ora si può procedere, anche in pieno giorno, al ritiro del contenitore.

All’occorrenza, le arnie possono essere dotate di un sistema di imbrattamento il quale consente alle api o ai bombi di essere imbrattati da uno specifico polline opportunamente inserito dall’operatore. Ciò consente di ottenere fecondazioni altamente efficienti e con pollini selezionati.

Come detto prima, l’attività di impollinazione delle api, rispetto ai bombi, cambia in funzione delle temperature. Per questo motivo le ultime ricerche dell’Agri Impol si concentrano sulla realizzazione di un’arnia che possa contenere al suo interno entrambe le specie. Questo permetterà agli agricoltori di impostare programmi di impollinazione con ampi range di temperatura così da rendere il processo più efficiente e redditizio.