L’uso dell’amitraz ha delle conseguenze, oltre che sulla Varroa, anche sulle api operaie, sulla covata e sulla regina? Esistono delle sinergie con i pesticidi?
di Marco D’Imperio
Concetti tratti da: “Amitraz: Red Flags or Red Herrings?” di Randy Oliver (ScientificBeekeeping.com) pubblicato su American Bee Journal; ottobre 2014.
Torna alla parte 1: il buon apicoltore sa porsi delle domande
Parte 2: gli effetti dell’Amitraz sull’alveare
Effetti sulle api operaie
Hillier ha rilevato che le api operaie esposte ad amitraz hanno un più alto tasso di defecazione rispetto ad api non trattate; questo potrebbe portare ad una maggiore trasmissione di spore di Nosema nell’alveare.
Papaefthimiou sostiene che anche piccole dosi di amitraz raddoppiano la frequenza cardiaca delle api. Loucif-Ayad ha rilevato che l’amitraz ha causato una notevole diminuzione dei principali composti biochimici dell’emolinfa delle api operaie in età di bottinamento ed, in misura minore, delle proteine e dei lipidi nei tessuti del corpo.
Alcuni studi, al contrario, dimostrano che il prodotto non ha avuto significativi effetti sulla mortalità delle api, sulle dimensioni della covata, sull’attività e sul peso dell’alveare o sul volume del raccolto di miele quando viene utilizzato al doppio della dose indicata. Con una dose 5 volte superiore a quella indicata, l’attività dell’alveare è stata leggermente ridotta nelle giornate molto calde.
Effetti sulla covata
Alcuni studi hanno dimostrato che dosi differenti di amitraz contenute nel cibo con il quale si alimentano le larve possono portare ad una morte di queste ultime: 25 ppb di amitraz portano ad una perdita di larve pari al 50%; 400 ppb potrebbero tradursi in una perdita stimata del 92%.
Alcuni studi successivi hanno evidenziato che amitraz è solo leggermente tossico per le larve delle api.
Correlazione con il Nosema
Pettis è giunto alla conclusione allarmante che l’esposizione ad amitraz sembrano raddoppiare il rischio relativo di infezione da Nosema. Questa conclusione è supportata da uno studio più recente di Cutler che ha trovato un’alta correlazione tra i residui DMPF e i livelli Nosema nei campioni di api dalle province marittime del Canada.
È difficile difendere l’amitraz in merito a tale aspetto. Per tale motivo, sino a quando non se ne saprà di più, potrebbe essere saggio evitare l’uso di amitraz se vi sono concomitanti problemi dovuti al Nosema.
Effetti sulla regina
Lubinevski ha osservato che la fumigazione con amitraz spesso porta alla sostituzione della regina. Pettis ha segnalato che il trattamento con amitraz può causare un dimezzamento della vitalità dello sperma immagazzinato dalle regine nella sacca spermatica. Non è invece ancora del tutto chiaro quali possano essere i possibili effetti che amitraz ha sull’attecchimento delle nuove regine in alveare. Pertanto, in via precauzionale, conviene non far coincidere le due cose: se inseriamo una regina in un alveare è meglio che non ci siano strisce contenenti amitraz.
Amitraz ed interazione con i pesticidi ed altre molecole-effetti sinergici
Molti studi hanno evidenziato che la maggiore causa di perdita di famiglie nell’apicoltura moderna può essere attribuita alla “troika” ovvero alla concomitanza di 3 cause quali: I) varroa/virus; II) cattiva alimentazione; III) Nosema ceranae. Stiamo però imparando a gestire tali problematiche. Tuttavia, l’apicoltura non è ancora tornata alla “normalità” dei bei vecchi tempi. Questo ci porta a sospettare che devono esserci ulteriori fattori che vanno a sommarsi a quelli della troika. In particolare, vi sono considerevoli prove che le colonie soffrono gli effetti negativi, letali o subletali, dei pesticidi.
In merito a questo, la cosa più preoccupante è che per aumentare l’efficacia di alcuni insetticidi quali organofosfati e piretroidi usati nelle coltivazioni di alberi da frutta si usava, sino a qualche tempo fa, proprio l’amitraz (es. Mitac) il quale ha la capacità di disattivare gli enzimi che aiutano gli insetti a detossificare i pesticidi stessi che, in tal modo, diventano più efficaci. Ciò ovviamente, solleva dei dubbi sull’uso dell’amitraz come varroicida in quanto, se da un lato combattiamo la varroa, dall’altro esponiamo le nostre api a maggiori rischi rispetto ai pesticidi (insetticidi).
In effetti, scavando nella memoria, l’ultima correlazione tra l’uso di amitraz ed un aumento del tasso di mortalità delle colonie viene dal Canada. Per un certo periodo, in quelle zone sono state usate sementi con neonicotinoidi; nel 2012, gli apicoltori hanno cominciato a lamentare la perdita di famiglie a causa dei pesticidi. Era solo una coincidenza che l’amitraz fosse stato autorizzato, in Canada, nel 2011?
Un team guidato da Ellis ha pubblicato dei risultati nel 2013 secondo i quali l’esposizione ad amitraz rende il fluvalinate 20 volte più tossico per le api e il coumaphos 5 volte più mortale.
Prullage ha scoperto che l’amitraz ha effetti sinergici con il fipronil, l’insetticida sistemico che gli apicoltori francesi ritengono abbia ucciso le loro api. Ahmed, su Journal of Medical Entomology, ha rilevato che almeno con le larve di zanzara, l’amitraz presenta un profondo effetto sinergico non solo con alcuni piretroidi, ma anche con tre neonicotinoidi. Jopien ha depositato un brevetto sulla base all’azione sinergica di amitraz con imidacloprid sul verme del cotone. E secondo Rousch, il DMPF è ancora più efficace di amitraz per quanto riguarda la sua capacità di dare effetti sinergici.
In difesa di amitraz, va detto che ci sono un gran numero di apicoltori che oggi non avrebbero salvato la loro azienda se non avessero cominciato ad utilizzare tale prodotto. E molti di loro non hanno registrato un’eccessiva perdita di colonie perché si trovavano in zone dove non vi era un’agricoltura intensiva.
Contributo di amitraz alla sindrome dello spopolamento degli alveari CCD
Alcuni esperimenti hanno dimostrato che fornendo alle api, tramite sciroppo, una molecola chiamata octopamina (un neurotrasmettitore) si inducono le api giovani ad un bottinamento precoce, un fattore chiave che spiega la sindrome da spopolamento (CCD). Il bottinamento precoce a sua volta provoca un raffreddamento repentino della covata, una carenza di pane d’api ed un aumento dei virus e del nosema. Si è poi scoperto che anche l’amitraz può attivare i recettori dell’octopamina nel cervello ed aumentare i livelli della stessa molecola nell’emolinfa delle api. Quindi l’amitraz può dare un significativo contributo allo spopolamento degli alveari. Ovviamente, non si nota lo spopolamento dell’alveare dopo il trattamento con amitraz ma è ragionevole supporre che, se sussistono le altre condizioni, l’amitraz potrebbe contribuire ad accelerare tale fenomeno.
Conclusioni
L’ovvia conclusione del lavoro ci suggerisce che, come spesso accade, non esiste una risposta univoca e definitiva sulla questione amitraz. La logica vuole che, in funzione dei casi, si compiano delle scelte valutandone attentamente i rischi e i benefici.
Lo stesso Oliver non consiglia il divieto totale di tale prodotto ma piuttosto una considerazione su come può essere utilizzato al meglio e quando e dove il suo uso dovrebbe essere limitato o evitato. Dovremmo anche cercare di mantenere una prospettiva più ampia, rendendoci conto che nessuno dei prodotti usati in apicoltura dovrebbe essere applicato alla cieca ma dobbiamo sempre considerare i tempi di applicazione, le interazioni con i fattori ambientali, le sinergie con altre tossine naturali o artificiali, gli effetti sulle immunità, il comportamento e gli agenti patogeni.
Inoltre, un buon apicoltore deve sapersi riadattare velocemente ai nuovi sviluppi della scienza, alle nuove informazioni che possono avvalorare quello che sin qui è stato fatto o confutarlo. La scienza è anche questo: smontare castelli che altri hanno abilmente montato con anni di studi e di sacrifici. Lo dobbiamo accettare e dobbiamo imparare ad interagire con tali dinamiche.
Che cosa può fare l’apicoltore? Consigli pratici
- Se quello che hai fatto sin qui funziona, non lamentarti, non c’è bisogno di cambiare.
- Prima di puntare il dito contro altri sospetti, chiediti se hai fatto qualcosa di sbagliato.
- L’Amitraz è più efficace (e sicuro) se applicato nel lungo periodo sotto forma di Apivar.
- Evita di esporti ad effetti sinergici fra amitraz e pesticidi: scegli postazioni lontane da un’agricoltura intensiva o, se non puoi fare a meno, evita di trattare con amitraz quando le api bottinano su fonti nettarifere potenzialmente trattate con pesticidi.
- Al fine di rallentare lo sviluppo di varroe resistenti all’amitraz, ruota i trattamenti utilizzando diversi principi attivi.
- Sostituisci frequentemente i favi.
- Imparare ad utilizzare prodotti che non lasciano residui persistenti.
- Seleziona, per quanto possibile, api resistenti alla varroa.
- Il piano A potrebbe non funzionare quindi devi preparati con un piano B.